giovedì 21 giugno 2012
la “Carta delle Apuane”: per la difesa del territorio, per la rinascita della comunità locale.COMPIE 2 ANNI
LA CARTA DELLE APUANE.
Un nuovo futuro per il territorio
Regnano, 27 Giugno 2010
Le Apuane sono uno dei patrimoni più importanti del Pianeta. Lo sono dal punto di vista
naturalistico, ambientale, botanico, culturale, storico ed antropologico. La stessa cavazione del
marmo ne rappresenta un tratto unico.
Le Apuane, proprio in virtù di tale importanza rappresentata, sono colpite da un processo
distruttivo, che è annoverabile fra i più grandi disastri ambientali, naturalistici, botanici, faunistici,
storici del Pianeta. Particolarmente inquietante è l’aggressione nei confronti del bene apicale
dell’intero ecosistema: l’acqua, l’oro blu del XXI secolo. L’attività estrattiva infrange i capillari che
convogliano l’acqua delle precipitazioni verso le profondità della terra oltre a provocare
inquinamento da fanghi ed olii esausti
Le Apuane, oggi e da tempo, non possono più sostenere l'economia di cava, specialmente nelle
forme assunte di giacimento di detriti di carbonato di calcio: dunque si afferma che l'economia di
cava attuale non è più sostenibile, secondo la filosofia corrente sulla sostenibilità.
Le Apuane sono teatro di una distruzione che confligge con l'Art. 9 della Costituzione della
Repubblica Italiana, laddove recita: “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e
artistico della Nazione”. L'attività di cava nelle Apuane, nelle forme in cui si svolge oggi, essendo
strutturalmente e per sua stessa natura, un atto distruttivo non temporaneo, è un'attività che viola la
Costituzione. L'opposizione all'attività di cava attuale è, dunque, un atto di civiltà.
Le Apuane sono un contesto ambientale, storico, antropologico di straordinario interesse per una
politica dello sviluppo del turismo responsabile ed intelligente, nelle molte forme permesse dalla
morfologia e diversità del territorio, dell'agricoltura e dell'allevamento di filiera corta,
dell'artigianato legato anche ad una limitatissima produzione di marmo. Crediamo che la proposta
degli usi civici presenti su tutta l’area apuana, cioè di una “terza via” fra proprietà privata e
proprietà pubblica possa costituire un volano attorno al quale raccogliere nuove energie sociali ed
economiche per le aree montane, soprattutto per quanto riguarda le escavazioni.
Le Apuane sono state legate ad una attività industriale oggi in profonda e, vedute le dinamiche
planetarie nel campo del lapideo irreversibile crisi e decadenza che produce forme di sfruttamento
del territorio insostenibili e, parallelamente, diversamente dal passato, anche una riduzione
progressiva dell’occupazione.
Le Apuane possono diventare il cuore di un modello economico diverso, più equo e più fertile, che
rifacendosi alle ricchissime quantità di risorse naturali, antropiche, idrogeologiche e paesistiche di
questa catena, unica nel Mediterraneo e in Europa, possa estendersi alle colline e alle città costiere,
nonché ai parchi limitrofi (Cinque Terre, Appennino, Magra, San Rossore) fino a costituire un
formidabile complesso sociale ed economico, oltre la crisi e la bolla finanziaria.
Le Apuane sono state private, dalla politica nazionale, regionale, locale, di una prospettiva di
utilizzo economico diversa da quella della monocoltura del marmo. L'escavazione del detrito e del
marmo, come oggi si pratica, ostacola gravemente ogni possibilità di sviluppo alternativo.Le Apuane sono sottoposte ad un regime monocolturale che mortifica ed impedisce uno sviluppo
economico potenzialmente notevole: si afferma dunque che la monocoltura della cava è
incompatibile con lo sviluppo economico ed occupazionale del territorio.
Le Apuane sono, dunque, teatro dimostrativo della dannosità dell'economia monocolturale di cava
non solo in campo ambientale ma anche nel campo economico, a causa della quale si produce una
crisi occupazionale, in special modo nella Provincia di Massa Carrara, che resterà strutturale
fintanto che il marmo sarà l'attività dominante.
Le Apuane sono, invece, salvabili, al fine di creare lo sviluppo del territorio: è inaccettabile
dilapidare così un patrimonio utilizzabile altrimenti in maniera corretta e adeguata. Il processo
progressivo di sostituzione dell’economia monoculturale del marmo con le forme alternative
delineate, garantirà non una perdita ma una crescita delle possibilità di occupazione, a partire da
quanti sono oggi occupati nelle cave, i quali ultimi godranno del passaggio da un lavoro usurante
ad una tipologia di impiego qualitativamente migliore.
Affermiamo, perciò, sulla base di questo Manifesto, la nostra volontà irremovibile di fare del caso
Apuane l'iniziativa di difesa ambientale e di nuovo sviluppo territoriale armonico più grande della
Toscana e dell'Italia. Un'iniziativa che non può avere sosta né interruzione fino a che l'obiettivo del
cambio di economia, con la fine della monocoltura della cava, non sarà un fatto avvenuto.
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